Persone

L’uomo del bosco di Erto

Mauro Corona è scrittore, ma anche scultore ligneo, alpinista e arrampicatore. E’ nato nel 1950 a Erto, paese sopravvissuto, ma segnato indelebilmente dalla tragedia del Vajont che quest’anno celebra il cinquantesimo anniversario

Mauro-Corona
Scrittore originale e irriverente, inizia la carriera nel 1997 con una serie di racconti. Da allora ha pubblicato diciotto libri.

Da ragazzo ha lavorato come boscaiolo e ha cominciato ad intagliare il legno, fino a quando lo scultore Augusto Murer ha intuito il suo talento e lo ha accolto nel suo studio di Falcade, dove Mauro Corona ha approfondito la tecnica e l’arte che gli hanno permesso di diventare uno scultore ligneo apprezzato in Europa. [highlight color=”red”]Alpinista e arrampicatore[/highlight], ha aperto itinerari sulle Dolomiti d’Oltre Piave e collaborato, insieme all’Associazione Tina Merlin, alla realizzazione del film di Renzo Martinelli Vajont, girato negli stessi luoghi raccontati in tutti i suoi libri seguiti all’esordio narrativo del 1997 con Il volo della martora.
Fin da bambino segue il padre nelle battute di caccia ai camosci, ed è proprio su questi monti, dove trascorse gran parte della sua gioventù, che nasce in lui la passione per la montagna e l’alpinismo e [highlight color=”blue”]appena tredicenne scala il Monte Duranno[/highlight] (2688 m s.l.m). Frequenta la scuola elementare a Erto, poi inizia le medie nella vicina Longarone. Ma il 9 ottobre 1963 cambia radicalmente la sua vita: l’ondata del Vajont spazza letteralmente via la parte bassa della cittadina bellunese e le frazioni vicine al lago con oltre 2 000 morti.
La tragedia del Vajont
Nella tragedia del Vajont Erto fu uno dei pochi paesi che ebbe la fortuna di non essere spazzato via. Quando il monte Toc franò nell’invaso, il 9 ottobre di cinquant’anni fa, causando un’onda alta trecento metri e un’apocalisse mai vista prima, il costone del monte Borgà deviò la traiettoria delle acque risparmiando quel minuscolo e millenario villaggio. Erto si salvò, dunque, ma morì un’istante dopo. Perché da quel momento il paese fu condannato all’oblio. Mauro Corona, allora, aveva 13 anni. Fu sfollato con il resto della popolazione. Tornò in quei luoghi tempo dopo, già uomo. Riabbracciò quelle case in pietra e le sue montagne, che scolpì, curò, raccontò (celebre il romanzo L’ombra del bastone, Mondadori). Di quella sera ricorda il rumore, l’enorme boato, il silenzio che ne seguì, le preghiere della nonna e «il buio della valle».
MAURO CORONA LIBRO PIETRA LEGNOCorona scrittore
Lo descrive così [highlight color=”yellow”]Claudio Magris[/highlight] nell’introduzione al Il volo della martora: “Scrittore scarno e asciutto, e insieme magico nell’essenzialità con cui narra storie fiabesche e insieme di brusca, elementare realtà. I suoi racconti hanno l’autorità della favola, in cui il meraviglioso si impone con assoluta semplicità, con l’evidenza del quotidiano. In loro c’è comunione con la natura, col fluire nascosto e incessante della vita, e un’infinita, intrepida solitudine”. La carriera di scrittore inizia nel 1997, quando un amico giornalista pubblicò alcuni suoi racconti sul quotidiano Il Gazzettino. Da allora ha pubblicato diciotto libri. Nei suoi romanzi, Corona ci racconta un mondo quasi del tutto scomparso: quello della vita e delle tradizioni nei paesi della Valle del Vajont, un ecosistema che subì violenti sconvolgimenti a seguito della tragedia. Personaggi ed echi del passato riaffiorano tra le righe di Corona, che affronta con passione, tematiche come il rapporto dell’uomo con la natura, con le proprie radici e con l’incombente progresso economico e tecnologico.

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