
Conservare il latte, occhio all’etichetta
Sono molti i tipi di latte presenti sul mercato: crudo, pastorizzato, sterilizzato, condensato o in polvere. Il latte è un alimento fondamentale nella nostra dieta, in particolare quella dei più piccoli, e per questo è ancora più importante osservarne le regole di conservazione. Il tipo che crea più preoccupazione è il latte crudo;, il suo consumo è abbastanza limitato ma è la base per tutte le altre tipologie e che , con trattamenti termini, viene lavorato in modo da ridurne la carica batterica. Il latte pastorizzato è da considerarsi sicuro dal punto di vista igienico. La pastorizzazione è infatti un processo termico che permette di eliminare tutte le forme patogene e le loro tossine trattandolo a temperature comprese tra 72° e 80° per temi che arrivano fino a 20 minuti.Il latte sterilizzato è invece quello trattato a temperature superiori al punto di ebollizione. I metodi di lavorazione sono due. Il primo prevede un riscaldamento molto rapido al altissime temperature, 130°-140° per qualche secondo, in genere tramite un processo detto di uperizzazione, cioè riscaldamento controcorrente con immissione di vapore e poi confezionato. Una secondo procedimento consiste invece in una prima sterilizzazione per qualche secondo a 130°, poi imbottigliato e sterilizzato in autoclave a 120°-130° per 15 o 20 minuti. La sterilizzazione è un procedimento che permette al latte di rimanere integro per mesi, nel caso di latte Uht . Il latte condensato, che trova vari sui in cucina, viene invece ottenuto tramite una parziale evaporazione dell’acque e può avere l’aggiunta o meno di zucchero e quello non zuccherato viene detto evaporato.

La differenza tra questi due tipi di latte condensato non è solo nell’aggiunta di zucchero ma in tutto il processo di produzione (il latte evaporato viene sottoposto ad un primo riscaldamento, sottoposto a condensazione e poi sterilizzato). Infine c’è il latte in polvere ottenuto mediante eliminazione di gran parte dell’acqua con il processo dell’evaporazione fino a raggiungere valori inferiori allo 0,5. La data di scadenza del latte varia in base al tipo di lavorazione e deve essere riportata sull’etichetta in modo chiaro e leggibile; in base al tipo di prodotto, indica se va consumato obbligatoriamente entro un certo termine oppure se può essere consumato anche qualche giorno dopo la data riportata.
Il latte fresco pastorizzato deve avere la dicitura “consumare entro il”, che significa che può essere consumato soltanto entro quel determinato giorno, pena il deperimento stesso del prodotto. Il latte a lunga conservazione avrà la dicitura “da consumare preferibilmente entro il”. In questo caso è una data indicativa che non indica il consumo tassativamente entro quel giorno specifico. Il latte, una volta aperto e riposto in frigorifero, deve essere consumato entro pochi giorni. Per conservarlo al meglio, è bene importante sempre la confezione.

