
I beveroni: sostitutivi del pasto ma meglio non esagerare
Francesco Zaffarano, giornalista de La Stampa, ha fatto un curioso esperimento nutrendosi per cinque giorni solo con i sostitutivi del pasto liquidi, i cosiddetti beveroni, prodotti da una società olandese. Il Joylent, sostitutivo dei pasti. Si prepara in un minuto con tre misurini di prodotto in polvere, una bottiglietta d’acqua da mezzo litro, e si compra online. Spendendo 30 euro arriva a casa un assortimento di cinque diversi sapori (ogni busta copre tre pasti), il dosatore e una borraccia. Per il primo giorno e mezzo, Zaffarano non ha avuto problemi. Con il passare dei giorni «la sensazione di sazietà – spiega Zaffarano – non si accompagna a quella di benessere. Mancano le energie, cresce un senso di spossatezza e all’alba del terzo giorno si insinua un fastidioso mal di testa che non sembra voler passare. Intanto, alla cena del secondo giorno si affaccia la prima nausea all’idea di non potersi gustare anche solo un’insalata». Nel suo esperimento il giornalista si è rivolto ad una nutrizionista per capire cosa c’è nel Joylent. E’ emerso che in una dose ci sono tre volte le proteine che si dovrebbero assumere in un pasto normale. Il beverone ne contiene 45 g, la stessa quantità di un etto e mezzo di prosciutto crudo o sei uova. Sulla confezione non è indicato un numero di pasti oltre il quale è meglio non spingersi e si rischia di farsi l’idea che il Joylent possa sostituire l’intero fabbisogno di una giornata. Le conseguenze sono affaticamento per i reni e il fegato. Secondo la dietista Giulia Pieri il problema di questi pasti liquidi è che portano a bere meno acqua rispetto a quella che si assume mangiando cibi «normali», dalla verdura e frutta il pesce oltre all’acqua cosiddetta libera, cioè quella che si beve normalmente. In tutto circa il doppio rispetto a quella che si assume con un «beverone».

