Posti,  Reportage

La valle del freddo

Esiste in Italia una valle del freddo, così chiamata in tempi recenti e conosciuta localmente come Valle del Diavolo o Valle del Mat Bùnadol. L’aria gelida dalle «buche del freddo” può raggiungere d’invermo una temperatura di -20 -24 C°
di Valeria Lodesani

La riserva apre solo da maggio, giugno, luglio perchè in quel periodo avviene il fenomeno microtermico delle bocche e tutte le fioriture
La riserva apre solo da maggio, giugno, luglio perchè in quel periodo avviene il fenomeno microtermico delle bocche e tutte le fioriture

La valle del Freddo è posta nell’alta Valle Cavallina in provincia di Bergamo tra il Laghetto di Gaiano, il Monte Clemo (m 800) ed il Monte Nà (m 708).
Il particolare interesse naturalistico di quest’area è dovuto alla presenza di oltre 30 specie vegetali tipiche della flora alpina come rododendro irsuto, stella alpina, anemone alpina ad un’altitudine media di soli 360 metri sul livello del mare. L’unico fenomeno europeo di analoga importanza a tutt’oggi conosciuto è costituito dal biotopo delle “Eislòcher” in Provincia di Bolzano, dove peraltro le caratteristiche fisico-chimiche del terreno (composizione prevalentemente acida) sono molto diverse da quelle della Valle del Freddo (composizione calcarea). Si può senz’altro affermare che la Riserva Naturale della Valle del Freddo rappresenti quindi un fenomeno naturale unico nel suo genere e di grande valore scientifico.
La Valle del Freddo è lunga poco più di 600 metri ed è caratterizzata dalla presenza di tre depressioni simili a doline. L’origine della valletta, così come noi oggi la conosciamo, si può far risalire all’ultima glaciazione detta wùrmiana terminata dai 15.000 ai 20.000 anni or sono.
Man mano che il ghiacciaio si ritirava, anche le specie vegetali che proliferavano tutt’intorno dovettero soccombere alle specie tipiche del clima temperato che andavano ad instaurarsi sui territori oramai liberi dai ghiacci. Nella Valle del Freddo ciò avvenne solo in parte per una serie di fenomeni fisici dovuti alla particolare morfologia dell’area, il sottosuolo della valletta si mantenne gelido e quindi molte specie vegetali tipiche degli ambienti molto freddi riuscirono a sopravvivere attraverso i secoli sino a noi.
riserva - le bocche del freddoL’origine delle correnti d’aria fredda
Per spiegare il fenomeno della fuoriuscita di aria gelida dalle «buche del freddo», occorre osservare attentamente il versante sud della valletta: qui il terreno è formato da pietrame, che a causa della pendenza, viene continuamente sollecitato a scivolare verso il basso. Possiamo quindi paragonare la [highlight color=”blue”]Valle del Freddo[/highlight] a un grosso «polmone» dove l’aria può circolare solo lungo direttrici sotterranee complesse e obbligate poste tra le due fasce di territorio non ricoperto dalla vegetazione. In un simile ambiente e date le leggi termodinamiche, durante l’inverno si stabiliscono delle correnti di aria ascendenti. L’aria gelida presente nella valletta (di notte si possono raggiungere temperature di -20 -24 C) penetrando attraverso i fori inferiori si «riscalda» (essendo il sottosuolo meno freddo dell’ambiente esterno), iniziando così a salire verso l’alto e richiamando dal basso altra aria fredda: in questo modo vengono attraversate le pietre presenti nel sottosuolo e portate a temperature bassissime. Le acque provenienti dal disgelo delle nevi invernali e dalle piogge primaverili giungono a contatto con le ghiaie freddissime e così si trasformano in ghiaccio; il tutto viene protetto dalla stessa coltre erbosa formando così una specie di ghiacciaia naturale. Con l’arrivo della primavera e con l’aumento della temperatura esterna il fenomeno si interrompe.
riserva - stelle alpine2La Leggenda del diavolo
La Valle del Freddo è stata per lungo tempo una terra permeata di sinistri presagi; le popolazioni di Endine, Solto Collina e Sovere la ricordano ancora con l’antico nome di Valle del Diavolo. Secondo un’antica leggenda, infatti, un giorno [highlight color=”red”]il Diavolo decise di sfidare Dio[/highlight] invitandolo sulla cima del monte Clemo. La posta in gioco era il dominio delle anime che popolavano le quattro vallate sottostanti. La sfida consisteva nel lanciare il più lontano possibile uno di quei massi rossastri, arrotondati e grossi, che si trovavano sparsi sui pascoli del monte Clemo. La pietra di Satana cadde non molto lontano, su un colle della località Pratilunghi, proprio dinanzi alla Valle del Freddo, rompendosi in quattro. Fu allora il turno di Dio, il cui masso che giunse addirittura al di là della valle. Il Demonio vedendosi sconfitto, per la collera battè con tale forza il tallone sulla montagna che si frantumò, inghiottendolo fin nelle viscere dell’inferno. Dalle profondità, il Diavolo iniziò ad alitare un vento gelido, un respiro malefico, che ancor oggi si può sentire.
Valle freddo cartina_big
Come arrivare ?
Percorrendo la strada statale n° 42 (da Bergamo in direzione Lovere), al termine del lago d’Endine si giunge nel comune di Endine Gaiano che dista 30 km da Bergamo. Qui inizia la [highlight color=”yellow”]valle del Freddo[/highlight]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *