
Il frigorifero secondo Greenpeace
Giuseppe Onufrio, Direttore di Greenpeace Italia, ci illustra il progetto di un frigorifero pensato negli anni ’90 per creare un’alternativa non solo all’utilizzo dei gas “buca-ozono”, i CFC (clorofluorocarburi, banditi dal Protocollo di Montreal), ma anche degli HFC (idrofluorocarburi) che sono forti gas a effetto serra.
In cosa consiste il progetto GreenFreeze?
L’obiettivo era quello di trovare alternative a basso impatto in modo da evitare che i Paesi emergenti sviluppassero i loro mercati usando sostanze dannose e il primo settore era quello dei frigoriferi a uso domestico. Grazie al successo del GreenFreeze inizialmente in Germania, si riuscì a esportare il progetto in Cina già nella seconda metà degli anni ’90. Non è dunque un nuovo progetto, ma una storia già di un relativo successo che però è sconosciuta alla maggior parte delle persone.
Quale gas refrigerante utilizza?
I refrigeranti utilizzati – nei diversi settori merceologici dai frigoriferi a uso domestico ai sistemi di refrigerazione commerciale e industriale, dai condizionatori fissi a quelli mobili – sono naturali: miscele di idrocarburi, ammoniaca, acqua, CO2 e aria, sostanze che non bucano l’ozono e che hanno un impatto minimo (nullo per aria, acqua e ammoniaca) sull’effetto serra. Esiste una iniziativa internazionale promossa da Greenpeace – Refrigerants Naturally – che coinvolge molte imprese e aziende di rilevo con l’obiettivo di diffondere l’uso dei refrigeranti naturali con impegni volontari e scadenze precise.
Perchè è così innovativo e amico dell’ambiente?
Perché le sostanze che tende a sostituire, gli HFC essendo i CFC già banditi, sono potenti gas a effetto serra e senza una loro rapida eliminazione le emissioni globali di gas a effetto serra potrebbero crescere in modo significativo. Recentemente è stato valutato che senza eliminare questi gas, al 2050 il loro peso sulle emissioni di gas a effetto serra sarebbe del 27%.
Ha dei limiti rispetto ad un frigo tradizionale?
Nessun limite, semmai la spinta all’innovazione ha portato a miglioramenti nell’efficienza. Ultimo caso quello sviluppato per la sua “catena del freddo” da Coca-Cola in collaborazione con Greenpeace e presentato in occasione delle Olimpiadi di Pechino: non solo sono stati eliminati gli HFC, ma l’efficienza è stata migliorata del 30%. Certo costa di più inizialmente, come succede ogni volta che si cambia uno standard industriale migliorando la tecnologia.
Quali sviluppi commerciali sono possibili?
Ha già avuto fondamentali sviluppi commerciali nel settore della refrigerazione domestica, esistono già nel mondo circa 650 milioni di frigoriferi GreenFreeze. Oggi il 90% dei frigoriferi prodotti in Europa e il 75% di quelli prodotti in Cina sono basati su questo standard: se oggi acquistiamo un frigo-congelatore nuovo troveremo con tutta probabilità un GreenFreeze, mentre negli anni ’90 quando entrarono in produzione era necessario ordinare il modello specifico. Il mercato USA si è aperto da relativamente poco tempo e con delle limitazioni per le quali sono disponibili solo modelli di fascia alta (forse perché i produttori principali di HFC sono statunitensi?). Rimane invece molto da fare nel settore del condizionamento delle automobili per le quali non esistono ancora prodotti basati sul GreenFreeze, ma solo possibilità di conversione e adattamento.

